Trama: In un tempo e un luogo non precisati, all'improvviso l'intera popolazione diventa cieca per un'inspiegabile epidemia. Chi è colpito da questo male si trova come avvolto in una nube lattiginosa e non ci vede più. Le reazioni psicologiche degli anonimi protagonisti sono devastanti, con un'esplosione di terrore e violenza, e gli effetti di questa misteriosa patologia sulla convivenza sociale risulteranno drammatici. I primi colpiti dal male vengono infatti rinchiusi in un ex manicomio per la paura del contagio e l'insensibilità altrui, e qui si manifesta tutto l'orrore di cui l'uomo sa essere capace. Nel suo racconto fantastico, Saramago disegna la grande metafora di un'umanità bestiale e feroce, incapace di vedere e distinguere le cose su una base di razionalità, artefice di abbrutimento, violenza, degradazione. Ne deriva un romanzo di valenza universale sull'indifferenza e l'egoismo, sul potere e la sopraffazione, sulla guerra di tutti contro tutti, una dura denuncia del buio della ragione, con un catartico spiraglio di luce e salvezza. .
Un libro decisamente particolare questo di Saramago.
Personalmente sono abituata ad un genere completamente diverso, dove ci sono nomi, dialoghi e soprattutto una punteggiatura fatta anche di virgolette e punti di domanda!
La trama è stata decisamente interessante, mi ha intrigato moltissimo, ma purtroppo lo stile con cui è scritta non mi ha entusiasmato. E' stato poco piacevole e mi ci sono volute settimane per finirlo.
Non mi ha colpito come avrebbe dovuto un tema così delicato e terrificante, visto che è la mia più grande paura. Per me perdere la vista equivale a morire, ma stranamente questo libro non mi ha trasmesso ciò che probabilmente ha trasmesso a molti che lo hanno letto.
Il racconto è molto crudo e mette decisamente i brividi, perchè non ha tutti i torti! La popolazione colpita da un male come la cecità, manderebbe allo sfascio sicuro l'intera società!
Nonostante questa assoluta verità, ho trovato il racconto piatto, il finale soprattutto; tante brutte cose che alla fine portano alla conclusione più ovvia che ci poteva essere.
I personaggi, che potremmo benissimo chiamare Numero Uno, due, tre e via dicendo, visto che non hanno uno straccio di nome, subiscono cose indicibili, e per quanto possa sembrare assurdo, non lo è assolutamente, perchè ha descritto perfettamente l'uomo.
Siamo egoisti e pensiamo a noi stessi prima di tutto, ma c'è uno sprazzo di umanità ed è questo che la moglie del medico impersona, secondo il mio pensiero, visto che lei è l'unica che non ha perso la vista.
E da amante della narrazione normale, mi ritrovo delusa dal fatto di non poter capire come sia potuta cominciare un'epidemia del genere e finire così, di botto, senza un perchè.
Forse questo libro mi ha colpito più di quanto pensassi, lo noto mentre butto giù le righe di questa recensione.
Quasi sicuramente non penso di leggerlo una seconda volta, forse mi aiuterebbe a comprenderlo meglio, ma ci sono libri che una volta bastano e avanzano.
Meglio lasciare questi generi a chi sa capirli.
Il mio voto:
Alla prossima.
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