Credevo di sapere chi fossi. Cosa fossi.
Credevo di non avere più scampo, che la
mia resistenza fosse ormai giunta al termine.
Poi ho sentito la sua voce pronunciare il
mio nome.
Poi i suoi occhi hanno risposto al
richiamo dei miei.
Non ha paura di me. Si avvicina. Mi parla.
Mi tocca come se le appartenessi. È folle.
Lui è l’unica chance che ho per restare
viva. Devo far sì che gli importi di me. Che sia lui ad avvicinarsi.
Ma non riesco a starle lontano.
Ma gli basta sfiorarmi perché perda di
vista l’obiettivo.
L’arrivo della Regina è vicino.
Dovrò scegliere.
La sottomissione.
O la lama di André Lamaze.
Svelata
la cover di Per Addestrarti, quarto
romanzo della serie dark contemporanea Blood
Bonds di Chiara Cilli, realizzata dalla straordinaria Regina Wamba di Mae I Design and Photography ❤
Titolo: Per Addestrarti
Serie: Blood Bonds #4
Genere: Dark Romance
Ecco a voi trama e il corposo estratto!
«Allora dove stiamo andando?» volli sapere.
In palestra, per brutalizzarmi davanti alle altre ragazze? Per
usarmi come monito?
André si bloccò di soprassalto e si voltò per assalirmi. «Devi per
forza parlarmi, vero?»
Senza riflettere, feci per replicare con lo stesso tono, ma
ritrovarmi la sua faccia a una spanna dalla mia mi mozzò le parole in gola.
«Era una cazzo di domanda retorica», ringhiò, gli occhi che
sputavano fiamme.
Il mio respiro era così furente che probabilmente anch’io avrei
soffiato fuoco dalle narici, se avessi potuto.
«Scusa», mormorai con palese ostilità.
Il suo sguardo analizzò minuziosamente ogni centimetro del mio
viso. «Se ti tagliassi la lingua avrei un problema in meno», borbottò.
Avvampai per la rabbia. «Prov…»
Di scatto la sua mano si serrò sulla mia mascella, chiudendomi la
bocca con uno schiocco doloroso. Con il pollice premette così forte sulle mie
labbra da farmi male.
«Devi stare zitta», scandì con voce pericolosamente bassa.
Assentii con un gemito soffocato, il panico che navigava a vele
spiegate in me e mi ghiacciava dall’interno.
Appena André mollò la presa, la collera, nascostasi in un angolo
nel momento in cui lui mi aveva toccato, tornò a manifestarsi con prepotenza
sul mio volto. Un luccichio predatorio balenò nei suoi occhi, ed ebbi
l’impressione che l’aria tra di noi fosse carica di elettricità.
Una tensione che mi accapponava la pelle.
Una tensione che mi attirava inesorabilmente verso di lui.
Gli guardai le labbra. Erano pallide come la sua carnagione,
leggermente dischiuse.
Un invito.
Una trappola.
La mia rovina.
Mi resi conto di essermi sporta verso di esse solo quando André
girò di colpo sui tacchi e riprese a marciare lungo il corridoio. Rimasi
dov’ero, le palpebre che sbattevano convulsamente, il cuore un piccolo martello
pneumatico nel petto.
«Ti dispiacerebbe seguirmi?» sbraitò lui, la voce che rimbombava
tra le pareti. «O devo fracassarti le ginocchia e trascinarti in palestra per i
capelli?»
Mi riscossi con una scrollata di spalle e accennai una corsetta
per raggiungerlo. Tampinandolo, replicai: «Se mi rompessi le ginocchia, a quel
punto sarei veramente inutile». E sarei stata eliminata in un battito di
ciglia.
«Vedo che hai afferrato».
Un brivido di paura mi investì.
Arrivammo in prossimità della porta a doppio battente che
conduceva alla palestra e André tese una mano verso una delle due grosse
maniglie dalla forma gotica.
Mi frapposi tra lui e l’uscio con piglio quasi guerrigliero. «Non
ti libererai così facilmente di me».
Il suo sguardo.
Oh mio Dio.
Divenne puro, letale ghiaccio. Ne percepii la potenza scorrermi
sulla pelle come una lama desiderosa di incidere, sporcarsi di rosso. Come
un’entità maligna che mi permeava pian piano per risucchiarmi.
Ora fu lui ad osservarmi la bocca, in un modo che mi tolse il
fiato. Poi mi si avvicinò. Si chinò fino a sfiorarmi la punta del naso con la
sua, e il suo respiro si fuse con il mio.
«Suona come una minaccia, Nadyia», mormorò.
Non c’era nulla di sensuale nel suo tono affilato, tuttavia ne fui
così sedotta che sollevai impercettibilmente il viso per lambirgli il labbro
inferiore con il mio. Prima che accadesse, però, André raddrizzò la testa quel
tanto che bastò affinché la mia bocca scivolasse sul suo mento.
Sibilò.
Pervasa da una brama pericolosa, feci per tirare fuori la lingua e
scoprire il suo sapore, ma lui fu lesto nel ghermirmi per la gola e staccarmi
da sé. Boccheggiai per lo spavento, per poi accorgermi che la sua morsa non era
tale da impedirmi di respirare.
Che la sua fronte era sulla mia.
Sconvolta, fissai le sue palpebre strizzate, i tratti del volto
contratti in una smorfia sofferente e rabbiosa. Quando riaprì gli occhi,
ebbi la sensazione di morire, tanto erano penetranti.
«Non… farlo mai più», disse, minaccioso.
Non risposi subito. Allora lui serrò le dita, facendomi ansare.
«No», promisi in un soffio.
Lasciò ricadere la mano lungo il fianco.
Ma nessuno dei due si mosse.
Tenni lo sguardo fisso davanti a me, sul lembo di petto che lo
scollo a V della sua maglia lasciava scoperto. Il suo odore mascolino mi riempì
le narici, scombussolandomi ancora di più. Il suo respiro pesante mi smuoveva i
capelli in cima alla testa, inviandomi brividi lungo la spina dorsale.
Improvvisamente, non volli più stargli così vicino.
Era troppo.
Dovevo spostarmi.
Allontanarmi.
Non lo feci.
* Il testo non è ancora stato soggetto a editing e potrebbe
subire delle modifiche.
Vi ricordo I PRIMI
TRE ROMANZI DELLA SERIE!
Da non perdere
ASSOLUTAMENTE!!
L'AUTRICE
Nata il 24 Gennaio 1991, Chiara Cilli vive
a Pescara. I generi di cui scrive spaziano dal Dark Fantasy e Dark
contemporaneo all'Erotic Suspense. Ama le storie d'amore intense e tragiche,
con personaggi oscuri, deviati e complicati.
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